Gli svincoli micidiali di una città dall’anima forte

Andiamo a Genova coi suoi svincoli micidiali. Con queste parole Francesco De Gregori, nella sua canzone Viaggi e miraggi, descrive questa caratteristica della città. Ha ragione, Genova non è solo una città di salite e discese, di carruggi e piazzette, di curve e tornanti, è anche una città di svincoli e viadotti.

Il Ponte Morandi non è l’unico, basta percorrere lo svincolo dell’uscita autostradale di Genova Nervi per rendersene conto: una strada sospesa in cielo che ti sembra di ammarare.

Genova è striscia di case, stretta tra mare e monti. Gli spazi vanno inventati, scoperti tra le terrazze collinari, ricavati tra le strette case dei carruggi, inventati, appunto, in cielo.

Il Ponte Morandi fu realizzato in quattro anni, tra il ‘64 e il ‘67. Non collegava solo l’area cittadina a quella periferica, il levante al ponente, collegava l’Italia alla Francia. Un’opera immensa interamente in cemento armato, un ponte di ben oltre un chilometro, con piloni alti quanto grattacieli di trenta piani.

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