Sembra proprio che la Terza Repubblica sia alle porte. La sua nascita deriva dall’affermazione di un nuovo paradigma politico, indotto da un nuovo scenario mondiale.
Il nuovo scenario é quello dell’epoca 4.0, nata dai processi di digitalizzazione e globalizzazione e caratterizzata da una nuova diffusa precarietà che insinua una percezione di “crisi permanente”, ma in realtà chiama gli individui a mettersi davvero in gioco, a spendere tutti i propri talenti, a rinunciare a forme di garanzia tranquillizzanti, ma, in fondo, castranti, a divenire più protagonisti delle proprie scelte, in sostanza a mettere al centro il senso di responsabilità individuale.
Il nuovo paradigma, é ormai quasi stucchevole ricordarlo, va oltre lo schema destra/sinistra, divenuto ampiamente secondario, e si fonda sul confronto tra chi scarica le responsabilità dei propri mancati successi su nemici più o meno immaginari, facendo leva su un ribellismo adolescenziale e chi, invece, si assume la responsabilità di ricercare soluzioni sostenibili ispirate da una visione aperta e umanistica della società.
I “ribellisti” hanno oggi un’identità e una forza politica di riferimento, il Movimento 5 Stelle, mentre gli “innovatori responsabili” sono tuttora ancorati a vecchi schemi, vecchi linguaggi, vecchie forze.
La Terza Repubblica potrà affermarsi con successo solo a due condizioni: che la coalizione pentaleghista si presenti come tale anche di fronte agli elettori e non solo in fumose stanze dove si redigono i cosiddetti contratti di governo; che gli innovatori responsabili si presentino di fronte agli elettori come un “Movimento per” e non come un “Fronte anti”. Il modello, non c’è dubbio, é quello di En Marche. Temo che, anche in ragione della scadenza elettorale realisticamente molto ravvicinata, non si verificherà alcuna di queste due condizioni. In particolare la seconda é molto sfidante.
Essa presuppone la nascita di un nuovo soggetto politico che sappia parlare il linguaggio della nuova epoca, fondato su una nuova cultura politica che proponga un impianto ideale alternativo a quello ribellista. Presuppone anche il contestuale e drastico ridimensionamento di PD e Forza Italia ed anche l’affermazione di una nuova classe dirigente e quindi di una nuova leadership.
Oggi sembra ipotesi astrusa e lontanissima. Ma accadrà. Accadrà in tempi più brevi di quanto si immagini. Questo esito é imposto e dettato da quella che Pietro Nenni chiamava “la forza delle cose”.
Il futuro é incerto, ma l’evoluzione dello scenario é coerente con quanto sta accadendo nel mondo e con quanto richiede la nuova epoca. É l’ora di mettersi “in marcia”.