Manca poco più di una settimana al voto. Qual è la posta in palio? Sconfiggere i cosiddetti sovranisti? No. La posta in palio è affermare un nuovo sentire politico, dare voce a chi si sente prima europeista, e solo poi “di destra” o “di sinistra”.
Le elezioni europee rappresentano un passaggio verso l’affermazione, sul piano europeo e sul piano nazionale, di una narrazione alternativa a quella neo-populista, oltre lo schema destra/sinistra.
Sul piano europeo, questo significa rafforzare l’area liberal-progressista-democratica, quella che fa riferimento a ALDE, un’area sinceramente europeista che non cede alla retorica “Europa si, ma non così”, ma rivendica quanto di buono abbia fatto l’Unione Europea fino ad oggi e quanto di buono possa fare in futuro. Ma anche l’Unione Europea, come tutte le cose del mondo, può migliorare? Ca va sans dir. Ma migliorare significa diventare più forte e più democratica, cioè incrementare la sua sovranità sugli stati membri.
Chi dice che proprio non va, che bisogna cambiarla completamente, chi parla di euro-burocrati e ridicolizza il ruolo dell’Unione Europea, non vuole cambiarla, vuole boicottarla, non vuole più Europa, vuole meno Europa.
Sul piano nazionale, affermare una narrazione alternativa a quella neo-populista, significa premiare chi si sforza di svincolarsi dallo schema destra/sinistra. Il neo-populismo affonda le sue radici culturali nel peggio della destra e, a mani basse, nel peggio della sinistra e in questo modo riesce a rivolgersi a tutti gli elettori, indipendentemente dalla loro “provenienza politica”. Per questa ragione, l’alternativa al neo-populismo non può essere rappresentata dalla destra tout court o dalla sinistra tout court. Le proposte politiche di chi è ancora prigioniero del vecchio paradigma, come lo sono tanto Berlusconi quanto Zingaretti, prefigurano un bipolarismo costituito da un centro-destra a guida salviniana e un centro-sinistra colluso col grillismo. Un incubo. No, spaccare il fronte neo-populista non procura nulla di buono. Anzi.
Occorre invece generare un’alternativa al penta-leghismo nel suo complesso.
L’area politica neo-populista è molto più unitaria di quanto non si pensi. Inoltre, è molto più a traino pentastellato di quanto non si ritenga: non è vero che i Cinque Stelle hanno abiurato di fronte alla Lega, è vero il contrario, è vero che la Lega ha rinnegato la sua storia appiattendosi sulla narrazione grillina ancorché vi abbia aggiunto un po’ di folklore fascistoide.
Chi non capisce che questo è lo stato delle cose, finisce, come fanno tanto il PD quanto Forza Italia, per strizzare l’occhio al fronte populista col fine di dividerlo e finisce, di fatto, col proporre una sorta di populismo di serie B, riconoscibile ad esempio nel linguaggio con cui il PD affronta questa scadenza europea: uno stipendio in più per 20 milioni di italiani.
Qual è oggi l’alternativa al fronte neo-populista? Non c’è. Si, non c’è. Il nuovo bipolarsimo vede da un lato il polo penta-leghista e dall’altro il polo che non c’è.
Ci sono però delle pulsioni, delle iniziative, c’è un popolo senza casa, il popolo del si alle infrastrutture, il popolo già da quel dì oltre lo schema destra/sinistra. Chi oggi gli dà voce? L’unica forza in campo è Più Europa e Più Europa va premiata per questo sforzo. Ciò significa che Più Europa rappresenti compiutamente l’alternativa? No, ma rappresenta un potenziale embrione dell’alternativa, motivo in più per sostenerla. Dopo le elezioni, anche in funzione del risultato che avrà conseguito, Più Europa (intesa come partito) dovrà ripensarsi, o forse, come penso io, reinventarsi. Ma Più Europa è l’unica forza che oggi ha raccolto la sfida. Chi premierà il PD, magari illudendosi un po’ pateticamente che questa o quella preferenza possa fare la differenza, come chi premierà Forza Italia, si renderà suo malgrado complice di una battuta d’arresto del processo che porta alla costruzione di una possibile alternativa.
Chi premierà Più Europa, darà invece una chance in più a chi si batte per l’elaborazione di una narrazione alternativa a quella neo-populista.
Molti elettori sono consapevoli e convinti della necessità di un’alternativa che vada oltre i vecchi paradigmi novecenteschi di cui sono tutt’ora prigionieri il PD e Forza Italia. A questi elettori mi rivolgo citando il bellissimo verso con cui Fabrizio De Andrè chiude la sua meravigliosa canzone Verranno a chiederti del nostro amore:
continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?