La politica del ‘900 é stata caratterizzata dal confronto fra destra e sinistra. Chi ne è uscito vincitore? Quantomeno in Europa, credo proprio che abbia vinto la sinistra, in quanto le politiche socialiste hanno prevalso su quelle liberali. Eccezion fatta per l’esperienza del governo di Margaret Thatcher, i governi dei principali paesi europei hanno, nei fatti, attuato politiche di stampo socialdemocratico. Tutti, anche quelli etichettati di destra o sostenuti da maggioranza di centro-destra. É ad esempio il caso del governo di Angela Merkel. Anche per questa ragione, le battaglie socialiste appaiono oggi prive di prospettiva: paradossalmente si combatte una battaglia già vinta.
E allora? Cosa può fare chi proprio non riesce a rinunciare alla propria etichetta socialista? Costoro si inventano nuovi fronti per immaginare nuovi nemici e nuovi campi di battaglia. É il caso della battaglia per i diritti lgbt e per l’ambiente, temi spacciati come “di sinistra”, ma in realtà da sempre trasversali, proposti oggi con un mood ideologico che ne deforma il senso. Oppure ci si inventa quella del neo-liberismo: le battaglie della sinistra hanno di nuovo senso in un mondo afflitto dal neo-liberismo. Questo approccio del tutto irrealistico e retorico, in Italia, il paese più socialista del mondo libero, appare decisamente ridicolo.
Sta di fatto che la cultura politica della sinistra, e particolarmente comunista, ha prevalso su quella liberale e ha pervaso la società italiana. Così oggi riscontriamo un’ampia varietà di atteggiamenti politici che interpretano questa cultura. Usando un linguaggio iperbolico, riscontriamo diversi tipi di comunisti 4.0.
Ci sono i comunisti sinceri, quelli che non ripudiano l’esperienza comunista, combattono il nemico di classe e popolano parte del PD.
Poi ci sono i comunisti mancati, tipicamente democristiani di sinistra, non comunisti, ma amici dei comunisti, fiancheggiatori più incattiviti dei loro stessi alleati.
Poi ci sono i comunisti inconsapevoli, tipicamente orientati a destra, vivono di retorica del popolo, rotorica che alimentano con tesi stataliste e assistenzialiste.
Riscontriamo anche i comunisti moderati, più concentrati sugli interpreti delle idee che sulle stesse idee, tipicamente ex-PD delusi, pensano che il PD fosse una buona idea, ma condotta male, così come arrivano a pensare che in fondo lo stesso comunismo, sotto sotto, sarebbe stata un’idea neanche così tanto male ma, appunto, anch’essa é stata applicata male.
La risposta a questo stato di cose, non é ovviamente la riproposizione della sinistra riformista, ma non é neppure la riscossa liberale. Se é vero che la contraddizione destra-sinistra é divenuta secondaria, bisogna costruire un’alternativa al fronte bi-populista e proporre una narrazione e una visione che potenzialmente sappiano scaldare il cuore di chiunque e siano appetibili per qualunque elettore, nessuno escluso.
Tutto ciò comporta l’adozione di un nuovo linguaggio che vada oltre le vecchie etichette e sappia rispondere ai nuovi bisogni esistenziali degli individui che l’epoca 4.0 ha determinato.
Non basta la sapienza delle proposte, fondata su una più o meno presunta competenza. Per conferire bellezza al progetto dell’alternativa al bi-populismo, ci vuole anche una nuova forza del pensiero.