La libertà, un tema pre-politico

di Paolo Scavino

Qualche volta mi assale il dubbio che i miei cambiamenti di opinione nel corso del tempo – da militante e dirigente locale del PCI a sostenitore di un possibile terzo polo liberale – siano semplicemente la ripetizione di quella parabola esistenziale che ci vede nascere rivoluzionari e morire conservatori.

Una risposta che mi sono dato (forse un po’ consolatoria) è che, all’epoca della mia militanza politica, davo per scontato che la sinistra italiana fosse destinata a un’evoluzione socialdemocratica che, nei fatti, avrebbe fatto propri i principi di libertà che sono alla base delle democrazie rappresentative.

E in parte questo è avvenuto. Come afferma Claudio Velardi nella sua raccolta di podcast sulle elezioni (Impressioni di setembre), questa è una missione in parte compiuta, soprattutto dal punto vista dei diritti sociali ed economici.

Ma quello che trascuravo e che davo superficialmente per scontato è che la sinistra italiana accettasse tutto il “pacchetto”, non solo le libertà economiche e di mercato ma anche quelle democratiche, meglio ancora le libertà senza nessuna qualifica.

Questo è avvenuto solo in parte, prova ne sia che ogni volta che si discute di libertà di espressione, movimento, iniziativa economica o, più banalmente, di farsi i fatti propri, la tendenza a sinistra è di considerarle, anche con una certa spocchia, libertà minori.

La considerazione che le società più libere sono anche quelle che consentono a una grande maggioranza di persone di vivere in maniera dignitosa e di aspirare a migliorare nel tempo la propria condizione di vita è contestata proponendo l’esempio di paesi che non tollerano alcuna forma di dissenso con la considerazione che questi danno da mangiare e si preoccupano della sopravvivenza dei loro popoli (vedi Cina, Cuba e Venezuela ma anche Russia e Iran). Mi piacerebbe sapere cosa ne direbbero i cinesi e i russi se potessero rispondere liberamente ma tant’è…..

Quando provo a discuterne con persone che conoscono il mio passato “politico” mi viene rinfacciato più o meno apertamente di essere diventato di “destra”, ma se discutessi della liberalizzazione dell’uso delle droghe leggere, altri mi appiccicherebbero tranquillamente l’etichetta di “sinistro”.

E, allora, ho compreso un fatto che ci riguarda come persone e come popolo che non è politico (sei di destra, sinistra, centro….) ma è prepolitico: nel nostro paese le libertà non sono considerate fondamentali da molta parte dell’elettorato e da larga parte della rappresentanza politica.

Intendiamoci, appena si lede un interesse, una posizione, il coro di voci sdegnate è molto rumoroso, ma sempre a difesa di una parte mai di un principio.

Quindi perché rimanere delusi se le prime decisioni del governo Meloni vanno esattamente nel senso di introdurre nuovi reati e relative (sproporzionate….) sanzioni, di non riformare l’ergastolo ostativo (una vergogna dal punti di vista giuridico) e non applicare per ora la timida riforma Cartabia?

Nulla di diverso dall’inseguire sulle spiagge i runner con i droni, dal perseguitare fiscalmente soprattutto quelli che lavorano e producono reddito e dal considerare gli indagati che riescono a ottenere dei verdetti di assoluzione come dei colpevoli che ce l’hanno fatto.

Dó una notizia a chi pensa che io sia diventato di destra: destra e sinistra sono straordinariamente simili nel nostro paese.

Sono stataliste, manettare e, in linea generale, contro l’iniziativa privata, a mano che non porti qualche vantaggio dal punto di vista economico o elettorale.

Da questo punto di vista non c’è differenza tra la difesa a oltranza dei balneari e dei tassisti e l’avversione al Jobs act e alle misure di liberalizzazione del mercato del lavoro: si difendono gli interessi corporativi a scapito dell’interesse dei clienti, degli imprenditori e,in generale, di tutte le persone che vorrebbero vivere in un paese che non penalizzasse costantemente il merito e la competizione a favore delle rendite di posizione.

Allora ai miei (ex) compagni e compagne mi piacerebbe dire che non sono diventato di destra: sono diventato, mio malgrado, liberale, radicalmente liberale.

Perché più passano gli anni meno sopporto le norme inutili, i soprusi, le regolazioni stupide che consentono a burocrazie inefficienti di impedirmi di vivere liberamente la mia vita.

Perché vedo come questa deriva sia la deriva anche di grandi aziende che spendono ingenti risorse per occuparsi della felicità e del benessere delle loro persone salvo alla prima difficoltà aprire sanguinosi processi di riorganizzazione e ristrutturazione.

Perché sono stufo di vedere personaggi senza arte né parte pontificare contro la deriva neoliberista nel paese occidentale più corporativo e con la maggior presenza dello stato nel mercato.

Ecco perché con un gruppo di amici ed amiche, proviamo a spronare il Terzo Polo a farsi promotore di un percorso politico che vada oltre la destra e la sinistra e fondi un partito autenticamente e “radicalmente “ liberale.

Apparentemente una battaglia contro i mulini a vento ma che, per me, va combattuta sino in fondo.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: