Terzo polo: era già tutto previsto, ma ora mettiamoci al lavoro

Era già tutto previsto, così recitava una vecchia canzone di Riccardo Cocciante. Certo, parlava d’amore e non di elezioni, ma il senso non cambia. Ha vinto Giorgia Meloni. Bene, l’alternanza di governo è cosa di per se stessa benefica, è un fattore di emancipazione democratica, è un fattore di miglioramento della qualità di governo. Meloni saprà mettere a frutto questi fattori potenziali? Vedremo, non lo escludo e naturalmente lo auspico.

Voglio sperare che anche i rappresentanti e parlamentari del terzo polo guardino con curiosità e interesse alla formazione del nuovo governo e sappiano cooperare affinché governi al meglio.

Era già tutto previsto anche per quanto attiene il risultato del terzo polo. Io stesso, su Twitter, alla vigilia del voto, mi ero lasciato andare a una facile previsione.

Grazie alla catastrofica gestione della campagna elettorale da parte del PD, la lista guidata da Calenda ha avuto gioco facile nel pescare nel bacino elettorale della sinistra riformista. Non ha invece sfondato nell’elettorato della cosiddetta destra moderata e l’esito ottenuto da Forza Italia lo testimonia. Ciò conferma che il terzo polo, a oggi, non è percepito come equidistante da destra e sinistra. D’altronde Renzi e Calenda sono ex-PD, lo stesso Renzi nel suo ultimo recente intervento al Senato si è rivolto ai parlamentari dem con l’espressione “amici e compagni del PD”, la gran parte dei militanti terzopolisti hanno continuato a definirsi di “centrosinistra”, Calenda ha più volte dichiarato “mai con la destra!” e d’altronde, fino a pochi giorni prima della decisone di dare vita al terzo polo, stava nel cartello “contro le destre” e Renzi recriminava per essere stato rifiutato dal cartello stesso. Beh, ce n’è abbastanza perchè un elettore della destra moderata guardasse al terzo polo con un certo sospetto. O no? La debolissima proposta dello “stallo istituzionale” per spianare la strada a un improbabile Draghi-bis ha fatto il resto.

Insomma, Calenda sbaglia quando scarica sugli elettori ogni responsabilità rispetto all’esito elettorale: la proposta del terzo polo è stata tardiva e contraddittoria.

Detto questo, guardiamo avanti, grazie alla proposta elettorale del terzo polo è oggi possibile provare a dare vita a una forza davvero alternativa ai populismi di destra e sinistra. Non è cosa scontata, anzi si tratta di una strada in salita. Gli elementi su cui lavorare sono tanti e provo a enunciare i principali.

Il posizionamento. L’equidistanza da destra e sinistra andrà testimoniata coi fatti, con gli atteggiamenti, col linguaggio. Su questo punto è necessario essere inequivocabili. La forza a cui si deve dare vita non è un “terzo polo”, è “l’altro polo”, il polo alternativo al populismo assistenzialista e sovranista di destra e sinistra. La contraddizione destra/sinistra è del tutto secondaria rispetto alla contraddizione bi-populismo/polo alternativo e si consuma perlopiù nell’ambito del polo bi-populista. La nascente forza alternativa deve essere equidistante non in quanto mossa da un’ispirazione centrista, ma perchè collocata “oltre” lo schema destra/sinistra. Cerco di argomentare questo concetto nel pamphlet di recente pubblicazione Bi-populismo? No, grazie. libello la cui lettura credo sia consigliabile a tutti i terzopolisti.

La visione. Occorre superare la retorica della competenza, condizione necessaria, ma di certo non sufficiente. Se non si coglie questo aspetto, la nascente proposta liberal-riformista sarebbe inevitabilmente considerata tecnocratica e destinata a un consenso di nicchia. Per scaldare i cuori degli elettori, bisogna proporre la visione di un futuro desiderabile e possibile. Occorre mettere mano a uno sforzo non banale di produzione e elaborazione di pensiero.

La leadership. Sono convinto che Renzi e Calenda abbiano compiuto, in modi diversi e con onore, la loro missione. Ora ci vogliono volti nuovi, se possibile non etichettabili come ex-PD. Bisogna favorire l’emersione delle risorse disponibili.

Il modello organizzativo. Vanno rifuggiti i modelli ultra-democraticisti che inducono a una campagna elettorale interna permanente e alla creazione delle cosiddette correnti. Bisogna progettare un sistema organizzativo che premi le capacità in modo trasparente e condiviso e diffonda la leadership, superando la polverosa idea che al “centro” spetti l’elaborazione delle idee e ai territori il compito di fare banchetti, distribuire volantini e rompere i coglioni ai vicini di casa in omaggio alla pratica del five. Sottovalutare questo aspetto avrebbe effetti molto deleteri.

I protagonisti. A chi spetta di dare vita a questa iniziativa? Certo, a Azione e Italia Viva, ok, ma basta? No di certo. Il coinvolgimento con un ruolo da protagonisti di figure esterne, di volti nuovi, di gruppi non collocabili, costituirebbe un valore aggiunto di gigantesco valore. Aprire le porte e accogliere, questo è proprio il primo passo.

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