Macron vince contro la Le Pen. La Francia è salva, è salva l’Europa. Vince bene, sfiorando il 60%. L’affermazione è buona, ma, va detto, è dovuta all’elettorato over 70. Se fosse stato per l’elettorato “giovane” (fino ai 35 anni), Macron non sarebbe arrivato al ballottaggio. Questo la dice lunga su come la narrazione neo-populista (dei due populismi) sappia scaldare i cuori, contrariamente a quella istituzionale, più razionale, più ragionevole, ma non incentrata sulla promozione di un futuro emozionante e possibile.
Sta di fatto che vince una proposta politica trasversale rispetto allo schema destra-sinistra, una proposta, quella di En Marche, che fin da subito ha fatto proseliti in entrambi i “campi”.
E in Italia? Ora toccherebbe al Macron italiano, ma il Macron italiano non c’è. Ma no dai, c’è, è Renzi, ma gli italiani non lo capiscono e il sistema lo boicotta! Questa è la lamentosa litania di taluni. Gli italiani non lo capiranno, il sistema lo boicotterà, ma c’è dell’altro. Macron ha forse tentato per anni di cambiare la sinistra francese? Si è mai detto ancorato saldamente al campo del centro-sinistra? Ha mai rivendicato come “di sinistra” l’azione del suo governo? Si è mai definito alfiere della sinistra riformista?
No? Ecco.
In Italia, le formazioni sedicenti liberal-democratiche non hanno il coraggio di un posizionamento macroniano: gratta gratta e trovi un ex-PD che vuole “battere le destre”. Così Calenda va a fare passerella al congresso di LEU (ce lo vedreste Macron?) per rivendicare la stessa lunghezza d’onda nel contrapporsi a Renzi; così i Radicali che fanno ciò che vogliono di quel che resta di Più Europa, pensano che la nuova proposta trasversale debba avere come tema centrale le canne libere; così Renzi deve barcamenarsi con la sua truppa di ex-PD. Da qui dovrebbe nascere la En Marche italiana? Davvero? Dai non scherziamo, non fa neanche ridere.
Emblematica la posizione di Italia Viva rispetto alle prossime elezioni comunali genovesi: si sostiene Bucci, ma il simbolo vicino a quello di Lega e Fratelli di Italia mai! Però il simbolo vicino a comunisti e grillini, sì, anzi, se del caso, ci si governa insieme. Ah già, ma quella è la mossa del cavallo. E a livello locale? Non sarebbe ancora più giustificata e “facile” una mossa del cavallo? No, non si può. Alle scorse elezioni regionali, proposi sommessamente a Italia Viva di esplorare la possibilità di una accordo con Toti. Esplorare. Raffaella Paita, in occasione di un pubblico incontro, mi spiegò, testuale, che “il campo naturale di Italia Viva è il centro-sinistra” e che il suo obiettivo è quindi quello di “battere le destre”. Ora si sostiene Bucci, ma un po’ vergognandosi e in segreto.
Di fronte a questa desolazione, l’idea che da questo coacervo di anime belle della sinistra riformista possa nascere un campo alternativo ai populismi, è del tutto irrealistica. Per questo, un po’ provocatoriamente (ma neanche tanto) ho proposto una petizione affinché i leader dei due schieramenti di centro-destra e centro-sinistra, Berlusconi e Letta, prendano un’iniziativa comune, smarcandosi entrambi dai rispettivi populismi alleati. Forse da un’iniziativa di questo genere qualcosa potrebbe nascere. Certo, poi bisognerebbe trovare un leader, ma in un quadro scompaginato sarebbe forse possibile.
Ma questa petizione proprio non è piaciuta. Certo, mi muovo sui social con molta circospezione, quindi è normale che i miei numeri siano irrisori, ma venti firme sono davvero troppo poche per pensare che un’idea del genere faccia breccia. Così aspettiamo l’affermazione della “sinistra riformista” o magari della “buona destra”. Cioè, ci si deve rassegnare a un confronto fra schieramenti che annegano al loro interno i due populismi. Roba triste e vecchia.
Buon 25 aprile.