La guerra in Ucraina ha accelerato una serie di processi politici, accentuato una serie di contraddizioni e svelato una serie di equivoci. Tra questi, senza dubbio quello riferito all’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
Mio papà fu partigiano. Di famiglia socialista, nacque pochi mesi dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, così il padre, mio nonno, scelse di chiamarlo Giacomo Matteo.
Nome di battaglia da partigiano, Mino, mio papà combattè nell’entroterra spezzino.
Su questa esperienza giovanile, pubblicò un bel librino, Quaderno di un partigiano, che, lontano da ogni retorica, mette in evidenza come la scelta di aderire alla Resistenza fu, per i più, poco consapevole dal punto di vista politico e in gran parte dettata dal rifiuto più morale che politico, di combattere i propri connazionali, al fianco delle truppe naziste.
Dopo la Liberazione, mio papà aderì all’ANPI. Osservò fin da subito come si narrasse una storia retorica e manipolata, lontana dalla realtà da lui vissuta in prima persona. Cercò di mettere in evidenza come, secondo la sua esperienza e quella dei suoi tanti compagni partigiani, l’appartenenza al Partito Comunista e comunque l’adesione all’ideologia comunista distinguesse una parte molto modesta di partigiani e come i più fecero una scelta molto poco consapevole da un punto di vista strettamente politico, più personale e “romantica”.
Anche in ragione delle origini socialiste della sua famiglia, fu etichettato con l’epiteto di social-fascista e sostanzialmente bullizzato, tanto da determinarne l’uscita.
Quindi nell’ANPI c’erano solo partigiani comunisti? No, erano tollerati di buon grado anche partigiani democristiani e socialisti, a condizione che accettassero il falso storico della narrazione comunista.
Insomma, anche se solo in questi ultimi anni l’ANPI ha gettato la maschera, fin dalla sua nascita ha utilizzato la facciata partigiana per esercitare il ruolo di organizzazione fiancheggiatrice del PCI.
Oggi? Oggi i partigiani non ci sono più e non c’è più neanche il Partito Comunista. E allora? Qual è il ruolo dell’ANPI? Oggi l’ANPI è a tutti gli effetti un’organizzazione politica vetero-comunista, null’altro che questo.
Però essa si fa forte dell’equivoco: si muove come un partito, ma si pone tuttora come un’associazione di partigiani. Eh no, come associazione di partigiani non può che sciogliersi perché i partigiani non ci sono più. Può però trasformarsi in qualcosa d’altro: un centro studi non schierato politicamente o, appunto, un partito politico, cosa che sembrerebbe più nelle corde degli attuali reggenti.
Oggi è già, di fatto, un partito politico, un partito politico che odia l’occidente, il mercato (loro lo chiamano consumismo), la globalizzazione, gli USA e ama l’idea di uno Stato etico che educa e rieduca i cittadini. Insomma odia e ama tutto ciò che odia e ama Putin. Per questo nella vicenda Ucraina mantiene una pelosissima equidistanza pacifista.
Sì, perché questo partito che si chiama ANPI, considera amici tutti quelli che odiano l’occidente, il mercato, la globalizzazione e gli USA e amano una concezione etica dello Stato. Anche quando, è il caso ad esempio di Hamas, si comportano da terroristi? Sì, in fondo sono compagni che sbagliano. Non lo ammeterebbero mai, ma secondo i dirigenti di questo partito, anche Putin è un compagno che sbaglia.
Nel comunicato ufficiale con cui questo partito prende posizione sulla strage di Bucha, ci spiegano come l’ANPI si mette “in attesa di una commissione d’inchiesta formata da Paesi neutrali per appurare cosa davvero è avvenuto”. A questo partito non bastano i video, le immagini e neppure le foto satellitari.
Tra qualche giorno si celebrerà il 25 aprile, la Liberazione, e si canterà “una mattina mi sono alzato e ho trovato l’invasor”. Il partito chiamato ANPI vorrà come di consueto appropriarsene. Impedirglielo sarebbe una battaglia di libertà.
Lo dicevo in apertura di articolo, la guerra in Ucraina ha accelerato i processi politici. Accelera anche, speriamo, la formazione di un’area politica liberale, umanista e democratica, trasversale rispetto allo schema destra-sinistra e alternativa ai populismi. Per quest’area politica, il partito che si chiama ANPI è certamente un avversario.
Anche mio padre socialista, combattente in Grecia, poi Partigiano nella ‘Matteotti’. Seppur vero che di partigiani viventi ce ne saranno pochissimi, l’Anpi resta l’associazione che li rappresenta, che be tiene vivo il ricordo. È gestita da volontari che hanno un credo politico ed è aperta a tutti. Se poi in alcune realtà prevalgono quelli di sinistra indica che sono quelli che ci credono e che gli altri disertano presenza. Quindi non vedo il dover dare colpe, gli altri si iscrivano e partecipino. Il 25 apr é festa di tutti, basta partecipare con i propri ideali, è festa di democrazia.
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Grazie per il commento.
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