23 maggio 2014: in Piazza San Giovanni a Roma, il Movimento 5 Stelle chiude la sua campagna elettorale. Sul palco si alternano Beppe Grillo e Gian Roberto Casaleggio. Quando Casaleggio prende la parola, rivendica la continuità tra la questione morale posta a suo tempo da Enrico Berlinguer e la questione dell’onestà posta dai Cinque Stelle e chiede alla piazza di urlare il nome del leader comunista. La piazza risponde entusiasta e inizia a ritmare BER-LIN-GUER, BER-LIN-GUER, BER-LIN-GUER.
9 luglio 2020: alla trasmissione L’aria che tira, Matteo Salvini rivendica continuità con i valori di Berlinguer. Ecco le sue parole: I valori di una certa sinistra che fu quella di Berlinguer, i valori del lavoro, degli operai, degli insegnanti, degli artigiani, sono stati raccolti dalla Lega. Se il Pd chiude Botteghe oscure e la Lega riapre, sono contento, è un bel segnale.
In entrambe le occasioni, si è avuta una levata di scudi da parte delle forze politiche di sinistra. Emanuele Fiano ha parlato di “orrore e pietà”, Achille Occhetto ha fatto riferimento a “Cristo e Barabba”, Zingaretti, che spiritosone, ha detto “chiamate il 118”, anche Nicola Fratoianni la butta sul sarcasmo: “A Salvini il caldo dà alla testa”.
Basterebbe una superficiale e distratta ricerca sui flussi elettorali, per comprendere che Salvini non ha torto: la Lega fa il pieno nei collegi un tempo definiti “rossi”. Per quanto riguarda poi la provocazione di Casaleggio, vista l’attuale vicinanza di intenti tra il PD di Zingaretti e i grillini, in realtà si trattò di una premonizione.
Sì, l’ho scritto più volte, il neo-populismo affonda le sue radici nella cultura politica della sinistra che fu di Berlinguer. Casaleggio e Salvini non hanno fatto o detto alcunché di stravagante. Hanno detto ciò che è evidente a chi si toglie i paraocchi.
Il giustizialismo grillino non deriva forse dal moralismo bacchettone comunista? Non deriva forse da quella “questione morale” che fu usata come una clava per scatenare una feroce campagna d’odio nei confronti di Bettino Craxi, il suo riformismo, la sua visione politica fondata sulla democrazia dell’alternanza? Quella campagna d’odio non ricorda forse quella per molti versi analoga che i grillini scatenarono contro il riformismo renziano? L’avversione grillina al riformismo renziano e in particolare all’abolizione dell’articolo 18, non derivano forse da quella piazza in cui tre milioni di persone risposero al grido di allarme del berlingueriano Cofferati contro l’ipotesi dell’abolizione dell’articolo 18 adombrata dal Governo Berlusconi? L’abolizione dell’articolo 18 fu definita un’alienazione dei diritti fondamentali dell’uomo. A tanto i polisti di oggi non arriverebbero.
E l’avversione leghista alla Riforma Fornero, non trova forse la sua genesi in quel “giù le mani dalle pensioni” che la sinistra berlingueriana scatenò contro il Ministro Dini, reo di aver denunciato (era l’epoca del primo Governo Berlusconi) l’insostenibilità del sistema pensionistico? Quota 100 deriva dritta dritta da lì.
Per queste ragioni, chi avesse in animo di proporre una narrazione davvero alternativa a quella neo-populista, dovrebbe oggi confermare e argomentare quanto il populismo derivi in effetti dalla cultura politica della sinistra e quanto l’alternativa al populismo debba pertanto smarcarsi da quella cultura politica. Ma chi ambisce a questo ruolo, ahimè, si guarda bene dal farlo. In particolare Italia Viva, nata col l’ambizione di smarcarsi da quella cultura, giorno dopo giorno appare invece sempre più come il grillo parlante del centro-sinistra, come la voce critica del PD, in fondo come un partito catto-comunista moderato. D’accordo, più catto che comunista, ma sempre catto-comunista, come le tre foto che svettano nella sua sede romana di Via dei Cappellari, testimoniano ampiamente: Renzi, Moro, Berlinguer.
Giù le mani da Berlinguer! Così Matteo Renzi, allora segretario del PD, rispose alla piazza grillina a seguito della provocazione di Casaleggio. Giù le mani da Berlinguer, solo questo si riesce a dire ancora oggi, non si tenta neppure uno straccio di analisi politica.
La strada dell’alternativa è lunghissima, l’esperienza di Italia Viva si è rivelata del tutto deludente, quella di Più Europa fallimentare, quella di Azione del tutto inconsistente. Oggi tocca puntare su Forza Italia. Di Berlusconi si può dire tutto e il contrario di tutto, ma di certo non gli verrebbe mai in mente di dire “giù le mani da Almirante”.