Italia Viva ha deciso: sì al procedimento contro Salvini, no all’alternativa.

Il dibattito tra i sostenitori di Italia Viva è stato informale, ma vero e si è svolto soprattutto sui social. Fin da subito si è avuta l’impressione che l’orientamento al sì fosse maggioritario. Alla fine si è deciso: sì all’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.

Perché? Ha avuto un peso la paura di poter essere accusati di una sorta di scambio in vista di eventuali richieste nei confronti di Renzi; in effetti, il refrain in questo senso era già partito, specie da parte degli amici di sempre, quelli di sinistra, gli antropologicamente superiori. Ma c’è di più. L’ottimo Rosato, riporta il TGcom24, dice testualmente: i casi (Diciotti e Gregoretti) sono identici, noi ci comporteremo in modo identico, votando per l’autorizzazione al processo. Ci comporteremo in modo identico? In modo identico a cosa? A chi? Al tempo della Diciotti, Italia Viva ancora non esisteva. Ma allora “in modo identico” a chi? A cosa? Al PD di allora? E lo si dice con orgoglio? Come se la coerenza delle scelte di Italia Viva non andasse misurata rispetto alla sua identità valoriale, ma rispetto a ciò che fece il PD? A ciò che si fece quando si era PD? Ma davvero si pensa di poter dire a Mara Carfagna (ad esempio) che le porte di Italia Viva sono aperte e nello stesso giorno dirsi orgogliosi della propria continuità rispetto alle scelte del PD?

Italia Viva non si schioda dal 5% perché, a oggi, non attrae forze ed  energie esterne al campo del cosiddetto centrosinistra. Ma non attrae tali forze ed energie perché è percepita per ciò che in effetti, a oggi, continua ad essere: il PD dei giusti, il PD del 5%.

Ma la democrazia italiana non ha bisogno del PD dei giusti, ha bisogno di un’alternativa al neo-populismo grillino e leghista e per costruire tale alternativa, ci vuole mente libera, mani libere e il coraggio di scelte disruptive non solo da un punto di vista tattico (questo si fa), ma anche strategico e ideale. Italia Viva vuole generare l’alternativa al neo-populismo o vuole ritagliarsi uno spazio nel centrosinistra? Si scelga, si scelga davvero e ci si comporti in modo coerente.

Tutta la politica, chi più chi meno, è stata contaminata dal grillismo, da una visione complottista del mondo, moralistica della vita, totalitaria della politica. Complottismo, moralismo e totalitarismo, valori tenuti insieme dal collante del giustizialismo.

In questo quadro, Davigo Travaglio & C hanno fatto il bello e il cattivo tempo e l’equilibrio tra i poteri dello Stato è saltato da quel dì. Costoro sognano di vivere in un Paese dove i cittadini possono essere tenuti sotto processo a vita e dove i ministri possono essere incriminati per i loro atti di governo.

L’equilibrio tra i poteri dello Stato, e segnatamente tra il potere legislativo e quello giudiziario, non è solo garantito da terze parti, ad esempio dal ruolo del Capo dello Stato, è garantito anche dal rapporto tra i poteri stessi, rapporto che un tempo si sarebbe definito “dialettico”. Ma così non è: il potere legislativo, condizionato dalla potenza comunicativa della cultura grillina, si è da tempo genuflesso di fronte allo strapotere giudiziario.

Così si è passati dalle monetine a Craxi ai cinquanta procedimenti e cinquecento perquisizioni nei confronti di Berlusconi, al confezionamento di prove false nei confronti di Renzi e all’intimidazione dei suoi sostenitori. Un’escalation drammatica.

Ma il caso Salvini segna un ulteriore salto di qualità: dalla genuflessione si è passati a una posizione rassegnatamente prona. Non si sta infatti parlando di un’ipotesi di reato commesso al di fuori delle scelte di governo (un finanziamento irregolare, un festino, l’acquisto di una casa), no, in questo caso si mette in discussione la liceità di scelte di governo condivise con lo stesso Capo del Governo e con tutto l’Esecutivo. Siamo al “reato politico”.

Se l’autorizzazione a procedere sarà concessa (in fondo, non è detto), da quel momento qualunque giudice in cerca di un po’ di notorietà, potrà incriminare a piacimento questo o quel Ministro, intravedendo questo o quel reato in questa o quella scelta di governo.

Renzi ha testimoniato un sussulto di orgoglio della politica, col suo intervento al Senato del 13 dicembre scorso. Dal mio punto di vista, la scelta di concedere l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, è per nulla coerente con le parole che pronunciò in quell’occasione. Peccato, si è persa un’occasione per dimostrare il proprio coraggio, la propria mente libera, le proprie mani libere.

Si è persa l’occasione di mettere una bandierina fondamentale nella costruzione dell’alternativa.

Se l’autorizzazione a procedere sarà concessa, il già provato sistema democratico italiano pagherà un prezzo che potrebbe essere carissimo, prezzo del quale si avvantaggerà la narrazione neo-populista. Se davvero sarà così, non resterà che sperare che la Magistratura stessa ponga rimedio, sentenziando l’insussistenza del fatto. Ancora una volta la politica si metterà nelle sue mani.

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