In famiglia si discute, si sa, talora si litiga, per certi periodi ci si tiene il muso. E’ quello che succede a Di Maio e Salvini: litigi in famiglia. Litigano perché possono permetterselo, litigano perché non sentono il fiato sul collo di un’alternativa che cresce, litigano perché, non vedendo all’orizzonte affermarsi visioni davvero diverse dalla loro, vedono solo agitarsi i soliti smacchiatori di giaguari, si sentono loro stessi antagonisti l’uno dell’altro.
Si tratta di uno scenario drammatico che prefigura un nuovo bipolarismo tra populismo giustizialista e populismo autoritario. Cosa fare per impedire questa tragica deriva?
Tanto in Forza Italia quanto nel PD, in modi più o meno espliciti, si propone la tattica di forzare le divisioni nel fronte neo-populista, nell’illusione che la Lega rinsavisca dall’ubriacatura populista e torni a far parte, con Forza Italia, di un centro-destra rinnovato o che il M5S ritrovi i suoi valori costitutivi, riscopra la sua natura “di sinistra” e formi, col PD, il nuovo centro-sinistra. Si tratta di posizioni omologhe, speculari, entrambe fondate sul rifiuto di leggere la lampante realtà che è da anni sotto i nostri occhi: la contraddizione destra/sinistra è divenuta ampiamente secondaria e il nuovo confronto ideale è tra la visione neo-populista e una visione alternativa tutta da costruire.
Chi può farsi protagonista di questo processo generativo? Certamente non la destra tout-court o, men che meno, la sinistra tout-court: la visione alternativa deve rivolgersi a tutti gli elettori, nessuno escluso, e per qualunque elettore deve essere potenzialmente appetibile. L’alternativa al neo-populismo non può che essere equidistante da centro-destra e centro-sinistra, non certo in omaggio a una vocazione centrista/moderata, ma in quanto “oltre” il paradigma destra/sinistra.
Dunque chi? Sia pure in modo non certo fideistico e certamente non continuo, ho coltivato la speranza che questo ruolo potesse essere esercitato da Più Europa, il partito fondato da Benedetto Della Vedova, Emma Bonino e Bruno Tabacci, derivato dall’esperienza della lista elettorale che si presentò, alleata del PD, alle elezioni politiche del 2018. Nei giorni successivi all’esito elettorale (Più Europa non raggiunse la soglia del 3%), si pose il tema di trasformare la lista elettorale in partito politico. Rispetto a ciò, in qualità di membro della Direzione di Forza Europa (l’associazione fondata da Benedetto Della Vedova che generò l’idea di Più Europa), condussi una mia personale battaglia, fondata su due punti:
- per trasformare la lista in partito, occorreva partire dalla definizione di un’identità inclusiva, ma dirimente, inequivocabilmente “oltre” lo schema destra/sinistra;
- le forze che avessero condiviso tale identità si sarebbero dovute sciogliere nel nuovo partito.
Si scelse altrimenti e si optò, col mio unico voto contrario, alla costituzione di un “partito federale”, raccontandosi quella della “valorizzazione delle diversità” e illudendosi che una lista elettorale, comprensibilmente eterogenea, si potesse trasformare in partito unitario grazie alla formula (facile scorciatoia) del “partito federale”. Il risultato è che oggi in Più Europa convivono almeno tre visioni politiche di molto diverse:
- una forza di ispirazione radicale, incentrata sui diritti civili e sui temi ambientali;
- una forza che considera il tema europeo come un “meta-tema” che aggrega e distingue di per sé;
- una piccola, ma significativa forza del centro-sinistra, in grado di negoziare ai tavoli che contano.
Senza un’identità forte, la leadership, anche quando esercitata da una persona di valore come Benedetto Della Vedova, inevitabilmente appare debole: se tieni la barra del timone sulle tue convinzioni, risulti divisivo, se cerchi di tenere tutto insieme, risulti poco incisivo. In sostanza, oggi, Più Europa, a causa del macroscopico errore iniziale, spiace dirlo, assomiglia molto a un’Armata Brancaleone.
E allora chi? Renzi? Figure femminili come la Boschi e la Carfagna (ne parlo qui)? Nuovi volti e nuove realtà, oggi non visibili? Non lo so. Cercherò però di dare il mio contributo. Ho intenzione infatti di costituire un movimento di opinione che, quantomeno, promuova la consapevolezza della necessità di un’alternativa oltre i vecchi steccati, necessità che argomento nel mio libro Le persone non sono il popolo. Non so come si chiamerà né come sarà strutturato, devo pensarci, ma di certo ne darò notizia.
Nel frattempo, tra i due litiganti, nessuno gode.