Greta e il grillismo wide world

Negli stessi giorni in cui gli studenti di tutto il mondo scioperano in nome di Greta per salvare l’ambiente, il Presidente Cinese Xi Jinping é in visita a Roma. C’è un nesso tra questi due eventi? In fondo, si.

Gli studenti denunciano la passività o la timidezza dei governi di fronte al tema ambientale. Giusto. Le scene si ripetono: i cortei, il capetto col megafono, gli slogan da stadio.

L’impegno politico dei giovani, per definizione, é collegato più alla denuncia che alla proposta. Va bene così, é giusto così.

Ma quei giovani un giorno saranno classe dirigente e si troveranno ad andare oltre la denuncia, dovranno fare i conti con le possibili soluzioni. Allora, inevitabilmente, si domanderanno, ad esempio, se la tanto vituperata energia nucleare non sia in fondo più “pulita” di quella prodotta da fonti non rinnovabili; si domanderanno anche se davvero le pale eoliche deturpano cosi tanto l’ambiente o rappresentano invece una fonte rinnovabile preziosissima; scopriranno in sostanza quanto sia più agevole agire sul piano della denuncia che non su quello della soluzione e faranno i conti anche con le accuse di tradimento che saranno mosse contro di loro.

In fondo, il movimento ispirato da Greta contrappone il popolo buono, sensibile all’ambiente, all’establishment rappresentato dai governi, mossi esclusivamente da loschi interessi. Grillismo wide world, appunto.

I grillini nostrani stanno sperimentando la differenza tra il piano della denuncia e il piano della soluzione. Ricordate quando denunciavano i presunti intrighi del Governo Renzi per aver, ad esempio, ridotto l’uso dei sacchetti di plastica nei supermercati rendendo obbligatori quelli biodegradabili? Oggi che il tema ambientale, anche grazie ai Greta Boys, ha così grande risalto, ci appare una contestazione grottesca.

Eppure i nuovi governanti non si scompongono, sorridono beffardi di fronte alle loro contraddizioni.

Possono permetterselo. Si, possono permetterselo perché per il cosiddetto popolo loro non sarebbero il nuovo establishment, no, loro sarebbero al potere per restituire al popolo buono il maltolto che le élite gli ha malevolmente sottratto. In fondo, addirittura nientemeno che la povertà non sarebbe il derivato della complessità e contraddittorietà del mondo, ma della malvagità dei governanti: i buoni finalmente possono “abolirla”. Per questo gli sono perdonate incapacità e incoerenza.

Allo stesso modo, per molti ambientalisti, la soluzione dei malanni del Pianeta non sarebbe di così grande complessità, basterebbe in fondo sostituire i cattivi con i buoni, o con i rappresentanti del popolo, buono per definizione.

Torniamo alla visita di Xi Jinping. Uno dei temi centrali della narrazione grillina fu, fin da tempi precedenti all’ingresso di Grillo nella scena politica, quando utilizzava, nei suoi spettacoli, la sua verve comica per sensibilizzare il pubblico, il tema del kilometro zero. Egli denunciava l’insensatezza del trasferimento delle merci da un paese o da un continente all’altro. In fondo proponeva una decrescita felice che riportasse gli individui a vivere delle proprie risorse in nuclei famigliari o piccole comunità. Gli Hamish de noartri. Anche l’ostracismo da sempre dimostrato nei confronti delle infrastrutture, dalla Gronda di Genova alla TAV Torino Lione, andava letto così: spostare le merci non ha senso.

Oggi Di Maio, capo politico del Movimento del kilometro zero, annuncia trionfante il primo cargo di arance siciliane verso la Cina. Ancora una volta, il sorriso beffardo ha la meglio sulla stridente contraddizione.

Viva Greta! Bene. Giusto. Chiedo ai Greta Boys, da vecchio quale sono, di non “scioperare”, di denunciare nel weekend e studiare di più durante la settimana. Quando saranno classe dirigente e saranno accusati di essere élite nemica del popolo, ci sarà bisogno della loro competenza, non di altri beffardi sorrisi.

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