Solo innovando si può sfidare la corrente

Tutti gli indici economici raccontano l’inefficacia dell’azione di governo, non c’è istituto nazionale o internazionale che non metta in evidenza la pericolosità della politica economica governativa, nel mentre l’Italia appare politicamente isolata sul piano europeo e sembra arretrare giorno dopo giorno sul piano sociale.

Ci si aspetterebbe che in questo scenario, le forze politiche governative, per di più coinvolte in diversi “scandali” (di partito o personali), vedessero il loro consenso in picchiata, ma i sondaggi ci dicono altrimenti. Perché? Che fare?

Forse perché il popolo italiano é sostanzialmente ignorante e incapace di leggere la realtà? Forse l’unica realistica risposta é rappresentata da un investimento sull’istruzione, ben sapendo che potrà, eventualmente, dare i suoi frutti entro qualche decennio? Per quanto il tema dell’istruzione rappresenti effettivamente un fattore critico italiano, per quanto sia divenuto ormai imprescindibile un poderoso investimento sul tema dell’istruzione che riduca il gap con gli altri paesi europei, la risposta al successo pentaleghista non può certo ridursi a questa snobistica lettura. Sbaglia chi pensa che, in fondo, il problema sia tutto qui, che un paese arretrato sul piano dell’istruzione non sia in grado di comprendere e interpretare la realtà, che, in questo scenario, il suffragio universale sia una sorta di iattura che porta a questo inevitabile risultato, che, stando così le cose, un’autentica e leale competizione politica non sia possibile.

La competizione é possibile, ma deve nascere da ben altra lettura della realtà: la proposta pentaleghista si fonda su un preciso impianto ideale, mentre la cosiddetta opposizione ne é priva.

Questa é la cruda realtà: il pentaleghismo può contare su una precisa narrazione, l’opposizione, orfana delle ideologie novecentesche, no.

Cosa intendo per “impianto ideale”? Intendo un “modello” che consenta di leggere e interpretare la realtà e di immaginare una visione del futuro, insomma intendo quello che oggi si chiama “narrazione”.

In una fase storica così straordinariamente particolare, caratterizzata da un cambiamento davvero epocale, foriero di così tante incertezze, gli individui hanno bisogno di una narrazione che non solo li aiuti a leggere la realtà, ma che, come é nel caso della narrazione populista, li aiuti ad alleviare il senso di frustrazione e paura.

In cosa consiste la narrazione populista? Innanzitutto sullo spostamento della “contraddizione principale” da un conflitto di classe verso un conflitto di potere, quello tra popolo e élite, per usare il linguaggio leghista e tra cittadini e establishment, per usare il linguaggio grillino. Tutto viene ricondotto a questo schema, secondo il quale i cittadini e il popolo sono sempre e necessariamente buoni e inascoltati, mentre le élite e l’establishment sono sempre e necessariamente intenti a ordire complotti in proprio favore. Secondo questo modello, finiscono nella colonna dei cattivi in quanto riconoscibili come élite o establishment, le banche, le grandi aziende, le multinazionali, i grandi industriali, in fondo le persone di successo, quindi i professionisti più affermati, le persone di cultura.

Il pentaleghismo, forte di questo modello, si rivolge a ogni singolo elettore dicendogli: non sei tu il responsabile dei tuoi mancati successi, i colpevoli vanno ricercati altrove, tra i rappresentanti dell’establishment.

Ma non basta, c’è di più, agli elettori vengono indicati anche colpevoli con una faccia e un nome: sul piano interno, i colpevoli dell’infelicita degli individui sarebbero stati ad esempio Matteo Renzi e Sergio Marchionne (si cerca il sostituto e Benetton é ben piazzato) a cui recentemente si aggiungono Tito Boeri e altri; sul piano internazionale, i colpevoli sarebbero principalmente Macron (la Merkel é caduta un po’ in disgrazia) e Junker. Su costoro si rovescia ogni genere di fake news e, come nel caso di Renzi, si corrompono addirittura pezzi di Istituzioni per costruire false accuse. Questi “nemici del popolo” avrebbero in comune di essere vicini alle élite e di far parte dell’establishment, l’accusa più immediata che si rivolge loro é quella di essere “amici delle banche”, così Macron diventa il “Presidente nominato dalle banche” e gli stessi componenti della Commissione europea diventano “burocrati nominati dalle banche”.

Per rispondere invece al sentimento di rabbia determinato dalla progressiva perdita di garanzie determinata dalla nuova epoca, ecco servito su un piatto d’argento un altro nemico, gli immigrati: africani ai quali si riserverebbero quelle garanzie (la pacchia) di cui gli italiani non godono più. Naturalmente, secondo l’impianto ideale populista, il fenomeno dell’immigrazione non sarebbe un processo indotto da molteplici e complesse concause, non deriverebbe anche dalla volontà di emancipazione degli stessi individui che se ne rendono protagonisti, no, anche il processo migratorio farebbe parte di un complotto internazionale finalizzato allo scientifico sfruttamento delle masse popolari, ordito e governato da Soros, eminenza grigia della finanza, nemico numero uno dei popoli.

Il governo del cambiamento é dunque il governo del riscatto, é il governo della vendetta dei ribelli contro le élite e l’establishment, il governo che restituisce sovranità al popolo e ai cittadini, il governo che restituisce loro il maltolto, che attraverso reddito di cittadinanza e pensionamenti anticipati, restituisce il malloppo ai veri titolari.

Questa é in buona parte, la narrazione populista che sostiene la proposta pentaleghista. Si tratta di una narrazione affascinante ed efficace, ancorché intellettualmente debole. Essa supera e mette in cantina, secondo me in modo definitivo, il paradigma destra/sinistra.

La domanda é: come si può sconfiggere questa narrazione? Alcuni, specie nel PD, propongono un populismo di serie B, sintetizzato con l’espressione “tornare tra le gente”. Altri si illudono pateticamente di spezzare il fronte populista facendo leva sull’ispirazione “di sinistra” dei Cinquestelle o sull’ispirazione “di destra” della Lega. Altri ancora propongono un’opposizione dura che metta in evidenza l’inefficacia dell’azione di governo e le contraddizioni degli esponenti pentaleghisti, magari facendo leva sulla retorica della competenza.

Occorre altro. Non si sfida la corrente spiegando quanto essa sia cattiva, si sfida la corrente generandone una alternativa. Il linguaggio del no, del contro, del nemico, del colpevole, del gossip che sostiene la narrazione populista, non può sostenere la narrazione degli innovatori: occorre adottare un atteggiamento diverso, fondato sul si, sul per, sulla fiducia.

Occorre generare una nuova corrente, fondata su una narrazione che non deresponsabilizzi gli individui di fronte alle incertezze della nuova epoca, ma anzi li incoraggi a trovare le tante luci che l’epoca 4.0 nasconde nelle sue apparenti ombre. Una narrazione positiva e sorridente che metta al centro i valori della responsabilità individuale e del talento, una narrazione profondamente umanistica, fondata sull’idea che ciascun individuo possieda le risorse e i talenti per promuovere la propria emancipazione. Una narrazione aperta che interpreti i processi di integrazione tra genti diverse come fattore di sviluppo economico e arricchimento culturale. Una narrazione che sappia muovere sentimenti positivi, che ad esempio proponga l’avanzamento dell’integrazione europea non solo attraverso la pur sacrosanta proposta di una difesa comune, ma, ad esempio, anche attraverso la proposta di una federazione sportiva comune che porti la squadra dell’Unione Europea ai prossimi giochi olimpici.

Occorre dunque innovare la politica e generare una nuova corrente che promuova una diversa narrazione, anch’essa ben oltre il consunto schema destra/sinistra, una narrazione che sappia essere attrattiva tanto per chi sostenne l’intento innovatore del primo Berlusconi, quanto per chi ha sostenuto l’intento innovatore di Matteo Renzi; una narrazione attrattiva tanto per personalità appartenenti al campo del centrosinistra, penso ad esempio a Sandro Gozi, quanto per personalità appartenenti al campo del centrodestra, penso ad esempio a Mara Carfagna, ma anche per figure super partes come Elsa Fornero e lo stesso Mario Monti.

Per sfidare la corrente populista, non basta spiegare quanto sia sbagliata, occorre generare una nuova corrente, e per generare una nuova corrente, occorre definire una nuova narrazione e proporla con un nuovo linguaggio. Questo é il compito degli innovatori del nostro tempo.

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