Sei di destra o di sinistra? Sono per indicare soluzioni e non per indicare nemici.

Alcuni decenni fa il mondo si divideva in due campi, quello sovietico e quello occidentale, cioè statunitense. Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche da un lato e Stati Uniti d’America dall’altro, rappresentavano i due poli dei campi: o da una parte o dall’altra; non c’era molto spazio per le vie di mezzo.

Si alzò una voce a rompere questo schema, quella di Mao Tse Tung. Egli sosteneva la necessità di un nuovo paradigma. Spiegò come la “contraddizione principale” che consentiva una più efficace lettura delle dinamiche mondiali non fosse quella tra USA e URSS, ma quella tra paesi poveri e paesi ricchi. Teorizzò che il pianeta fosse rappresentato da tre mondi, non da due: il Primo Mondo, costituito dalle due “superpotenze”, USA e URSS; il Secondo Mondo, costituito dalla gran parte dei paesi europei, dal Giappone, dal Canada, insomma dai paesi sviluppati; il Terzo Mondo, costituito dai paesi poveri dell’Africa, dell’Asia, del Sudamerica.

Grazie a questa intuizione, il termine “Terzo Mondo” divenne di uso comune e tutt’ora lo utilizziamo. La contraddizione tra USA e URSS, in quest’ottica, appariva del tutto secondaria.

Anche oggi, per leggere la realtà politica, c’è bisogno di un nuovo paradigma: lo schema destra/sinistra non ci aiuta più. Quale può essere il nuovo schema?

A mio giudizio, la contraddizione principale di oggi vede contrapposte due culture politiche: la cultura della soluzione, da un lato; la cultura del nemico, dall’altro.

Si tratta di culture certamente trasversali rispetto allo schema destra/sinistra: tanto nella cosiddetta destra quanto nella cosiddetta sinistra, c’è chi indica soluzioni e c’è chi indica nemici. Chi indica nemici è oggettivamente e inevitabilmente alleato (anche suo malgrado) dei leader indiscussi della cultura del nemico, i Cinque Stelle.

Da questo punto di vista, continuare a immaginare le possibili alleanze dentro lo schema destra/sinistra, contraddizione ampiamente secondaria, appare antistorico. Un’alleanza tra forze ispirate dalla ricerca delle soluzioni, pur appartenenti a campi diversi nello schema destra/sinistra, non sarebbe un “inciucio”, sarebbe la sacrosanta risposta alle dinamiche politiche di questa nuova epoca.

Non tutti lo capiscono fino in fondo; molti tra coloro che lo capiscono, non hanno il coraggio di affermarlo apertamente. Io sono per affermare le ragioni di chi indica soluzioni e non di chi indica nemici. Per questo, se votassi alle regionali siciliane, senza alcuna ombra di dubbio voterei per Musumeci, il candidato del centro-destra, in quanto rappresentante della cultura della soluzione, in competizione col candidato pentastellato, portatore della cultura del nemico. Il fatto che Musumeci appartenga al campo della cosiddetta destra o della cosiddetta sinistra, è ampiamente secondario.

Saprà e potrà Renzi sposare fino in fondo questa logica? Difficile: egli persevera nel suo (inevitabilmente goffo) tentativo di spiegare quanto siano “di sinistra” le sue politiche, come se, davvero, la cosa fosse così importante e derimente. A me, ad esempio, non frega quasi nulla: mi interessa che le politiche siano efficaci e sostenibili, le etichette non mi appassionano più di tanto.

Solo scelte politiche magari non facili da spiegare, ma coerenti con questo nuovo paradigma, potranno salvare il nostro Paese dall’avanzata di quello che chiamano populismo, ma che io chiamo fascismo 2.0. Si tratta di una questione di rilevanza storica.

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