Ho letto Avanti, il libro di Matteo Renzi recentemente pubblicato da Feltrinelli.
Non si tratta di un saggio, è se mai la cronaca della sua esperienza di governo, una cronaca franca e diretta, come è nello stile del personaggio, nella quale non rinuncia a togliersi dalle scarpe qualche fastidioso sassolino.
Nel complesso, si tratta di una lettura piacevole. Trovo che la parte migliore sia quella iniziale, nella quale l’autore prende atto della sua sconfitta. Ecco le due frasi per me piu emblematiche:
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Molto, quasi tutto è ancora da cambiare.
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Ho provato a smantellare questo sistema, ma in un paese fondato sui ricorsi al Tar, devo prendere atto che abbiamo fatto solo qualche piccolo passo in avanti.
Certo, rispetto a quella “rivoluzione liberale” da tanti auspicata, ha fatto più Renzi in tre anni di quanto non abbia fatto Berlusconi in venti. Ma la vera svolta non c’è stata. È sotto gli occhi di tutti: la pressione fiscale continua ad essere insostenibile; il rapporto tra entità della contribuzione e qualità dei servizi ricevuti continua ad essere fortemente iniquo. Questo dato basta e avanza per non autorizzare la parola “successo”. Se poi si guarda anche all’esito del referendum costituzionale, il fallimento della proposta renziana appare in tutta la sua evidenza.
Il tefrain “c’è ancora tanto da fare, ma tanto abbiamo fatto”, rappresenta dunque la parte debole non solo del libro, ma, in generale, della narrazione proposta da Matteo Renzi.
Meglio, molto meglio dire: ho fallito, ma fatemi riprovare.
Ma su quali basi si può fondare il riprovarci? Innanzitutto sull’esplicita e inequivocabile presa di coscienza del fatto che oggi la “contraddizione principale” è rappresentata dal confronto tra la cultura della soluzione e la cultura del nemico, culture diverse presenti tanto nella cosiddetta destra quanto nella cosiddetta sinistra, e che il piano del confronto destra verso sinistra rappresenta una contraddizione ampiamente secondaria.
Se Matteo Renzi saprà raccogliere questa sfida fino in fondo, con quel coraggio e quella sfacciataggine che non gli mancano, allora, forse, potrà aprirsi davvero un nuovo capitolo della storia d’Italia.
One Reply to “Mi chiamo Matteo Renzi e ho fallito. Fatemi riprovare. ”