Regeni e i fucilieri

La questione Regeni è evidentemente tragica e critica sotto il profilo diplomatico, ma meno intricata di quanto si dica. 

A leggere certi commenti sembra che il Governo  italiano abbia creduto e creda alle fandonie di quello egiziano, nonostante le rivelazioni del Governo americano in ordine alle complicità dei Servizi Egiziani. 

Ovviamente non è così. Alle risibili e contraddittorie tesi del Governo egiziano, ha mai creduto nessuno. Tanto che il Governo italiano ha da tempo richiamato l’ambasciatore. Le “indiscrezioni” americane sono solo la conferma di ovvietà note e arcinote. 

Oggi  il Governo italiano invia nuovamente l’ambasciatore, ma accompagnato da un investigatore italiano, ritenendo che ciò possa avvicinare alla verità più del gesto simbolico del ritiro. 

È uno scandalo? A me francamente non pare. È la soluzione migliore? Non so davvero. 

In generale, va osservato un altro elemento e cioè come l’orientamento alla mediazione e alla diplomazia sotto traccia cosi tipico dei Governi italiani, pur ottenendo talora indiscutibili risultati (vedi i tanti episodi di prigionieri e sequestrati italiani rilasciati), pone il nostro Paese in una condizione di debolezza politica agli occhi del mondo. Ogni tanto bisogna anche saper alzare la voce e mostrare i muscoli. Lo abbiamo fatto poco col Governo indiano relativamente alla vicenda dei due fucilieri, lo facciamo poco oggi rispetto alla vicenda Regeni. 

Bettino Craxi seppe farlo (a Sigonella) non con l’Egitto o con l’India, ma con gli USA. Nientemeno. L’Italia, senza ombra di dubbio, ne guadagnò in termini di prestigio internazionale. 

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